un ricordo bellissimo di quell’ora d’amore
L’ho conosciuto a uno dei tanti concerti, lui era il figo di turno, quello che conosce tutti. Arriva e bacia e abbraccia pure me, che lo vedo per la prima volta, e penso “ma questo che vuole?”. Ha quell’aria da spaccone che a volte non tollero, come quando gli ho detto che lo avrei aggiunto a Facebook e la sua risposta è stata “era ora”, ma alla fine le ore di attesa passano piacevolmente. Arriva il concerto e ci divertiamo, qualche sguardo e qualche battuta e finisce tutto lì. Poi un bel giorno dopo mesi ci sentiamo e incominciamo a chiacchierare, si crea un bel rapporto. Una sera invece scatta qualcosa e ci rendiamo conto che almeno uno dei due era sul divano sbagliato della città sbagliata. Da lì e per mesi ogni momento era buono per prendere in mano il cellulare e sorridere all’arrivo di un suo messaggio, a qualsiasi ora del giorno e della notte… telefonate, whatsapp, foto, messaggi audio fino all’uscita di una data a metà strada tra me e lui e facilmente raggiungibile per entrambi. Delirio: sarà il concerto perfetto, io arriverò a quell’ora, io dormirò lì, farò così…in un attimo è tutto organizzato. L’attesa è qualcosa di straziante e bellissimo allo stesso tempo, e finalmente il grande giorno è arrivato. Ritarda, non si sa quando arriva, ma per fortuna da dietro a un centinaio di persone lo vedo spuntare, rimango un po’ impalata a fissarlo, per fortuna come al solito ride e scherza con tutti, così la tensione scende. Effettivamente avevamo ragione, è stato il concerto perfetto, i Subsonica alla grande come sempre, e anche il pubblico era caldo ma si poteva tranquillamente ballare senza essere schiacciati, e io ho ballato, libera e felice, sotto il suo sguardo vigile, che alternava tra me e il telefono, dove sentiva l’altra. Eh sì c’era un’altra di mezzo, anche se spesso e volentieri ce la siamo dimenticati, come dopo il concerto. A notte inoltrata infatti ho imboccato la porta della camera dell’hotel, con lui che mi aspettava. Finalmente soli. Imbarazzo iniziale. Poi i baci, poi tutto il resto, fino al suono della sveglia che indica che lui se ne deve andare. Ci salutiamo, sapendo che è stata la prima e ultima volta. Per caso ci rivediamo ad un altro concerto, durante il saluto ad una mia amica (che non era al corrente di nulla) non passano inosservati lo schiocco dei nostri baci e la stretta degli abbracci. Io penso che questa la dica lunga, così come tante altre attenzioni, ma lui sembra felice con l’altra. Non importa, io sto bene così, con il ricordo bellissimo di quell’ora d’amore.